TennisSicilia ha intervistato Omar Giacalone (Mazara del Vallo, 11/01/1992), tennista siciliano attualmente al numero 736 delle classifiche ATP. Fra le altre cose, il Mazarese ci ha raccontato del suo trionfo nel torneo M15 di Monastir e della consapevolezza nei suoi mezzi ritrovata dopo lo stop delle competizioni dello scorso marzo.
Parlaci un po’ di te. Come e quando ti sei appassionato al tennis?
Io ho iniziato molto presto, all’età di quattro anni, soprattutto perché mio padre gestiva un circolo. Poi ho continuato il mio percorso che, per fortuna, è sfociato nel professionismo.
C’era un giocatore che guardavi più degli altri da bambino?
Da piccolo il mio idolo è sempre stato Guga Kuerten, anche perché nel periodo in cui ho iniziato a guardare il tennis in tv era lui quello che vinceva più di tutti.
E il momento in cui hai detto “io di questa cosa voglio farne una professione”?
Diciamo che all’età di 10-11 anni ho deciso di fare questo nella mia vita, perché era proprio la mia passione.
10 anni è abbastanza presto…
Dipende anche dal contesto in cui ti trovi. Io a quell’età ero in gruppo di ragazzi, fra cui Cecchinato, che giocavano a tennis e tra di noi c’era già quella competizione. Quindi, oltre alla passione anche questo ha fatto tanto. Poi non nascondo che, più in là, ho avuto alti e bassi, perché è comunque uno sport in cui si perde ogni settimana. Ho avuto dei momenti in cui ho pensato di mollare, ma ho tenuto duro.
Dai, raccontaci la tua grande settimana a Monastir.
È stata il risultato di quest’anno un po’ particolare. Ero partito disputando tre tornei ad inizio anno, uno in Tunisia e tre in Grecia, dove raggiunsi la finale, e stavo giocando discretamente bene. Però quella sconfitta in finale non mi era piaciuta e mi era rimasto il dente avvelenato, se così si può dire. Dopo, la sosta forzata mi ha lasciato dentro questa voglia di rifarmi, nonostante poi l’inizio della trasferta in Tunisia non fosse andato benissimo: ho fatto un primo turno, due secondi turni. Ma stavo giocando sempre meglio, e ho tenuto duro perché sentivo di poter ottenere un buon risultato. Alla fine sono riuscito a vincere un torneo che aspettavo da tanto.
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