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“Ho la pelle d’oca”, diceva un paio di settimane fa un emozionato Alberto Cifuentes al giornalista che gli chiedeva cosa si provasse a giocare per la prima volta in Liga. La domanda aveva un significato speciale perché, all’età di 41 anni 3 mesi e 19 giorni, il portiere del Cádiz era appena diventato l’esordiente più veterano della storia del campionato spagnolo.
Ieri, l’esperto numero 1 ha sorpreso tutti marcando un’altra pietra miliare del fútbol iberico: dal debutto in Primera all’annunciare il ritiro dal calcio in soli 19 giorni. Difficile immaginare che non sia un altro record, così come lo è realizzare che gli occhi commossi che accompagnavano la sua conferenza d’addio fossero gli stessi da bimbo in un negozio di caramelle che incorniciavano, qualche giorno prima, la sua gioia per aver raggiunto un traguardo così importante.
Il pianto ha sopraffatto Cifuentes quando, nell’apparizione di fronte ai giornalisti, ha ripercorso la sua carriera: “Nel ’92 giocavo con gli amici del quartiere sognando di diventare Walter Zenga o van Der Saar”, ha ricordato. “Volevo già ritirarmi qualche anno fa, poi però ha chiamato il Cádiz e non potevo dire di no ad un club così grande. Oggi me ne vado a testa alta, avendo dato il massimo fino all’ultimo giorno perché la mia cultura è quella dello sforzo. Ed è per lo sforzo che ho debuttato in Liga, non per il talento”.
“Le giornate sono state delle montagne russe”, ha detto Cifu in riferimento alla necessità di allenarsi al massimo mentre nell’aria c’era la possibilità di rescindere il contratto. Adesso, però, lo aspetta una nuova sfida come allenatore dei portieri: “Inizio una tappa bellissima, non vedo l’ora di crescere e apprendere qui ed aiutare il club in tutto ciò di cui abbia bisogno”.
Prima lasciare lo spogliatoio per l’ultima volta, però, si è sincerato che i guanti passassero in mani sicure. “Avrei sicuramente potuto dare il mio contributo, ma ne ho parlato molto con il Presidente: la porta del Cádiz è ben coperta”. D’altronde, la grandezza di una persona nel saper fare un passo indietro. Come ha fatto Cifu, per l’amore del suo Cádiz.
Di Antonio Cefalù