Cocciaretto, n. 1 d’Italia: “Vivo il tennis come una bambina”

Questo articolo è stato pubblicato sul sito della Gazzetta dello Sport.

Se le chiedi della propria infanzia, Elisabetta Cocciaretto ricorda le grida di mamma Jessica. “Allontanati da lì, o diventerai cieca!”. Lei, attaccata allo schermo della televisione, guardava le sue beniamine giocare sui campi che per tutta una vita ha sognato. Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Roberta Vinci, Sara Errani. Con quest’ultima, oggi, è diventata amica, da lei ha ricevuto consigli per migliorare il proprio gioco.  E l’ha anche sfidata diverse volte. 

 
 

Un’estate fa, a Palermo, le ha rifilato un 6-0 6-1 tanto sfavillante che ha portato Errani a chiederle, in mezzo alla partita, se avesse voglia di ricominciare. Scusa Sara, ma non sono più qui per restare a guardare: “Avevo l’occasione di essere io quella che vedevo in tv da bambina”. 

Best ranking a Parigi
Prenderà lo scettro della Trevisan

Elisabetta Cocciaretto non aspetta più nessuno. Anconetana, 22 anni, fra due lunedì raccoglierà da Martina Trevisan lo scettro di numero uno d’Italia. “Sì, me l’hanno detto, ma non ci penso neanche a ‘sta cosa… anche se, certo, non è male…”, dice a caldo simulando disinteresse da Parigi. Tutto merito di un’inizio di Roland Garros da favola, in cui ha raggiunto per la prima volta un terzo turno Slam, sommando abbastanza punti da diventare (almeno) la numero 39 al mondo, il suo nuovo best ranking. In mezzo, come se fosse poco, la vittoria in due set su Petra Kvitova, la sua prima vittima in top 10, seguita da quella sulla qualificata Simona Waltert. 

Racchette e quaderni
Gli appunti da leggere nei cambi di campo
 

Stesa sul lettino del fisioterapista dopo il secondo turno, quasi non ci pensa più alla vittoria. “Ma no, è solo una partita”, se la ride dall’altra parte del telefono. “Poi ci credi che fra due settimane esatte devo dare la prima parte di Diritto Commerciale? Fa molto ridere. Ora finisco col massaggio e vado subito a studiare, mi hanno girato le registrazioni del prof così prendo appunti”. Eh, sì, perché mentre cresce a passi da gigante nel circuito, Elisabetta studia anche giurisprudenza. Pure oggi, ancora con l’adrenalina a fior di pelle: “Certo, guarda che l’ho il 15 giugno l’esame, eh, mi devo mettere sotto, questa materia me la porto dietro da troppo tempo…”. Che aspettarsi, d’altronde, da una che studia anche in campo. Non le lezioni universitarie, ma il suo quadernetto, che, cascasse il mondo, porta con sé in ogni partita. Dentro ci sono obiettivi, speranze, consegne, motivazioni: tutti appunti che fa bene leggere quando la tensione cala, fra un cambio di campo e l’altro. Lei, lucida e autocritica, lo sa bene: “Ogni tanto mi capita di pensare a tutt’altro. Sono sincera, devo migliorare sull’attenzione. Ma ho appena iniziato. Con i piedi per terra, mi auguro di avere una carriera più lunga possibile e di far fruttare i miei margini di miglioramento”. 

Una bimba nel mondo dei grandi
Quel sorriso che spiazza le avversarie
 

Se un suo tratto distintivo è proprio il quadernetto, l’altro è il sorriso. Fuori dal campo è contagioso, una boccata d’aria fresca in un mondo di sportivi scocciati nell’approcciarsi all’esterno. Ma è più evidente in campo, dove non c’è punto in cui non mostri tutti e 36 i denti all’avversaria, prima di scambiare. Un trucchetto per restare positiva che la accompagna da quattro anni (e dal quale ha preso spunto anche l’amica Trevisan). Ci tiene particolarmente, perché, spiega, “a me piace giocare a tennis e nei momenti difficili devo ricordarmelo”. E quando se lo ricorda, è palese proprio per tutti. La parte migliore dei suoi highlight, spesso, è proprio nei secondi finali, quando esulta con la gioia più pura che si possa apprezzare nel circuito. Come è successo dopo aver battuto Kvitova: “È vero, mi rendo conto di essere diversa dalle altre, in campo e fuori. Quando vinco partite come quelle, mi sento un po’ bambina, con quella scintilla negli occhi lì. Ma anche quando giro per i tornei, me ne accorgo che ancora me lo vivo tutto con la meraviglia della bambina che scopre il mondo dei grandi”. 

Il percorso
Da Tampico alla terra rossa di Parigi

Il buon rendimento al Roland Garros non è un episodio. Destrorsa, rovescio a due mani, bassina ma elettrica quando può aggredire le avversarie, è dalla fine del 2022 che Cocciaretto muove passi da gigante. Lo scorso anno l’aveva chiuso con la vittoria del primo Wta125 a Tampico, Messico. Pronti via, il 2023 è partito con la finale, la prima in carriera, nel 250 di Hobart (persa contro Lauren Davis). Prima di far tappa a Parigi, la sua bacheca si è arricchita ancora in Messico, San Luis Potosí, dove ha vinto un altro 125. Battendo in finale chi? Ancora Errani, maestra vittima dei suoi stessi insegnamenti. “Ho fatto un salto di qualità negli ultimi tempi – riconosce – Ho avuto più continuità, mi sto allenando meglio e sto riuscendo a giocare sempre di più ad alto livello”. Questo nonostante sia rientrata da appena un anno dopo 7 mesi di stop. Un durissimo infortunio a un ginocchio “che però mi ha reso più forte. Mi ha fatto capire tante cose, soprattutto mentali, di gestione del dolore, dell’essere atleta”. 

 
Il coach Scolari
“Non è un allenatore ma un educatore”

“Il mio obiettivo è migliorarmi tutti i giorni,” continua, “il resto sarà una conseguenza”. L’approccio gliel’ha insegnato Fausto Scolari, l’allenatore che le ha cambiato la vita. “I miei genitori praticavano a livello amatoriale, ma è stato lui a passarmi la passione per il tennis. Sei anni fa abbiamo iniziato ad allenarci insieme e lì ho capito che avrei dovuto iniziare a giocare sul serio – spiega – Ma lui per me non è un allenatore. Io lo chiamo educatore. Perché, davvero, a livello tecnico è la persona che più ne capisce di tennis che conosco, ma è dal punto di vista umano che mi ha cambiato, insegnandomi che prima viene la persona e poi la tennista. Mi rompe le scatole soprattutto nel mio modo di stare fuori dal campo, perché, mi dice, è in quei comportamenti che nasce una grande tennista, il gioco viene dopo”. 

Cambio della guardia
Gli ottavi per rendere omaggio alle sue “maestre”

Adesso troverà sulla sua strada Bernarda Pera, numero 36 Wta, già sconfitta a inizio anno a Hobart. “Chissà…”, riflette col sorriso. Cocciaretto giocherà per due obiettivi: conquistarsi il primo ottavo di finale Slam e rendere omaggio alle sue maestre, che la ispiravano quando ancora era bimba sia fuori che dentro. “Sento una grande responsabilità nel giocare sugli stessi campi che calcavano loro”, ripete spesso. Chissà se si è resa conto che, oggi, da nuova numero uno azzurra, è lei la nuova maestra. E che, a tanti chilometri di distanza da Parigi, fra le grida di una mamma preoccupata, qualche bambina la guarderà sognando di diventare anche lei, un giorno, “quella che vedevo in tv”.

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