C’è qualcosa di Elina Svitolina che non quadra. Elina Svitolina che, per chi si fosse perso qualche puntata, ha battuto la numero 1 Iga Swiatek ed è in semifinale a Wimbledon, dov’era già arrivata nel 2019. Quelli erano i suoi anni: quelli in cui lei, la miglior tennista ucraina di sempre, si spingeva fino al numero 3 al mondo. Ecco, il problema è che Elina Svitolina, per fare questi risultati, è rientrata dalla maternità tre mesi fa. Anzi no, non è neanche proprio quello il problema: ciò che non quadra davvero di Svitolina è come abbia fatto a tornare non solo tre mesi fa, ma sembrando più forte che mai. Una tennista in missione.
E che non passi che Wimbledon sia una casualità, il risultato che può capitare perché, i detrattori direbbero, il circuito femminile è fatto così. Svitolina è tornata il 3 aprile, a Charleston, e ha vinto subito un torneo sulla terra, a Strasburgo. A giugno è rientrata fra le migliori otto in uno Slam, al Roland Garros, e a luglio è a due vittorie da quello che sarebbe il suo primo major in carriera, avendo battuto nel percorso Venus Williams, Elise Mertens, Sofia Kenin, Vika Azarenka e Iga Swiatek. Nella media, pluricampionesse Slam; nel migliore di casi, teste di serie. E lei? È in campo con una wildcard, essendo ripartita da 0 punti ad aprile. Nel ranking, però è già numero 76 e, dopo questi risultati, farà di nuovo visita alla top 30 settimana prossima.
L’ha resa “una persona diversa”, ma l’essere mamma passa quasi in secondo piano in questa sua seconda vita tennistica. Skai, la bimba che ha avuto ad ottobre insieme al tennista Atp Gaël Monfils, in fondo non fa nemmeno il tifo per lei. “Abbiamo fatto una videochiamata subito dopo la semifinale”, ha raccontato ai giornalisti. “Era molto distratta dal suo gelato, quindi non ero una priorità in quel momento. È ancora in quell’età in cui non le interessa se vinco o perdo. Certo, quando torno a casa è contenta”. Nel resto del tempo Skai è accudita h24 da un’equipe tutta per lei, arruolata alla sua nascita perché papà e mamma con le racchette a posto proprio non riuscivano a starci.
Il vero click, almeno nella testa, è stato un altro. “Penso che la guerra mi abbia reso mentalmente più forte”, ha spiegato la 28enne nativa di Odessa. “Sono proprio più calma. Non posso prendere le situazioni difficili come un disastro, capite? Ci sono cose peggiori nella vita”. Parole che aiutano a capire le eroiche prestazioni contro Swiatek e Azarenka, match finiti al terzo set con l’ucraina rimbalzata da situazioni che parevano irrisolvibili. Dopo l’incontro dei quarti proprio contro Azarenka aveva spiegato bene cosa volesse dire, per lei, rappresentare il suo Paese in quel momento. Che è anche la chiave delle sue rimonte impossibili: “Quando stavo perdendo ho pensato che a casa c’erano tante persone che stavano tifando per me”, ha detto trattenendo le lacrime. “So quanto significhi per loro ogni momento in cui possono condividere la felicità… Pensavo solo che sono tempi difficili in Ucraina e io sto giocando qui davanti ai voi, non posso lamentarmi, devo solo giocare e lottare, cercare di vincere ogni singolo punto e alla fine, eccomi qui, ho vinto la partita”. Più facile a dirsi che a farsi, dopo un supertiebreak e un incontro che sembrava chiusa nel secondo set.
Svitolina è, da quando è iniziata l’invasione russa, una delle voci più forti in difesa del proprio Paese. Dall’inizio del conflitto, ha trasformato la sua associazione benefica in un veicolo per donare ai bambini colpiti dalla guerra. Molti dei soldi provengono dai premi in denaro che riceve giocando, in certi casi donati nella loro interezza (è stato così con il montepremi della vittoria a Strasburgo). È inoltre un’ambasciatrice di United24, iniziativa del presidente Volodymyr Zelensky per aiutare l’Ucraina a risalire dalle macerie. Se questa parte dell’attivismo è stata solo applaudita, ce n’è invece un’altra che ha causato grosse polemiche: la politica, non solo sua ma di tutte le ucraine, di non stringere la mano a russe e bielorusse. Un modo, a suo dire, per dimostrare vicinanza alle truppe, così come vincere contro queste rivali è considerata “una piccola, piccola vittoria” per la sua Ucraina.
Resta un nodo da sciogliere, nella sua storia. Perché Svitolina non solo vince di più, ma gioca proprio meglio a tennis di un anno fa? Per Swiatek, che ha inquadrato bene il fenomeno, “gioca con più libertà e fegato. A volte lascia proprio andare la mano”, ha detto mimando un dritto. “E gioca davvero, davvero veloce”. Merito suo e di un uomo nell’ombra, il suo nuovo allenatore, Raemon Sluiter, meglio conosciuto come il coach e che ha aiutato l’olandese Kiki Bertens, ormai ritiratasi, a raggiungere la Top 10. Con lui ha preso “decisioni difficili”, hanno passato mesi a discutere lo stile di gioco che le serviva in questa fase, hanno guardato ore e ore delle sue vecchie partite per scovare i punti forti e smontare quelli deboli. Oggi Svitolina è tornata che è qualcosa di totalmente nuovo: una furia, aggressiva su ogni palla, potente come non l’avevamo mai vista, ma con il giudizio che l’esperienza le ha lasciato in dote. Di questo passo, i prossimi video che vedrà saranno in compagnia di Skai, con un gelato in mano, a illustrarle come mamma tornò in campo più forte che mai nel periodo più complicato della sua vita. E se nell’archivio mettesse anche una vittoria di Wimbledon? “Siete pazzi!”, ha detto ridendo la tennista in missione dopo aver raggiunto la semifinale. Ma qui la vera follia è la sua storia.