Questo articolo è stato pubblicato originariamente su La Gazzetta dello Sport.
Più che un sogno, la Champions per Gio Simeone era un’ossessione. Tanto che ce l’ha tatuata sul polso da quando aveva 14 anni. Minorenne, dal tatuatore doveva accompagnarlo un genitore, e lui pregò la mamma di portarcelo, perché papà Diego, per tutti il Cholo, proprio non voleva. “Ero ossessionato, volevo arrivare lì. Quando ho fatto il tatuaggio mi sono detto che il mio sogno sarebbe diventato fare un gol in Champions e dargli un bacio”.
REALTÀ— L’inizio della prima notte europea del Cholito, eppure, non emanava nessuna atmosfera fiabesca. Il primo argentino a vestire la maglia del Napoli da quando lo stadio si chiama Maradona assisteva dalla panchina mentre l’arbitro fischiava l’inizio della gara con il Liverpool. Poi, l’inaspettato. Minuto 41: infortunio di Osimhen. Spalletti chiama Simeone, gli dà le ultime indicazioni guardandolo fisso negli occhi, più che dargli il cinque gli tiene la mano per un attimo eterno. “Vai”. Minuto 44: Kvaratskhelia semina Joe Gomez, dà la palla in mezzo, c’è Simeone solo, è gol già prima che colpisca il pallone. Tre a zero, tre minuti per esaudire il sogno di una vita. Gio si mette le mani nei capelli, si guarda intorno e si lancia a terra, le ginocchia cedono dall’emozione. Trema e singhiozza mentre i compagni gli si lanciano in cima. Poi guarda la curva, apre le braccia e si bacia il polso. Il simbolo della Champions è una palla formata da otto stelle. Le avrà contate infinite volte, per la prima le tocca. Sogno compiuto.
EMOZIONE— Il sorriso non lo perde nemmeno nel post partita, ce l’avrà ancora quando andrà a dormire, se ci riuscirà. Ripete una parola, “emozionante”, cinque o sei volte. “Tutti cantavano il mio nome, poi l’inno della Champions…”. Mancano le parole. “Ma io lo sapevo. Ero pronto. Volevo avere anche solo un minuto. Un’occasione, e l’ho avuta. C’erano tante persone che non credevano in me, devo ringraziare anche loro oggi. Dicevano di no, e invece sì”, dice ai microfoni di Amazon.
DINASTIA— Oggi, in Champions c’era anche papà Diego, sulla panchina di un Atlético che ha raggiunto un’assurda vittoria all’11’ di recupero grazie a un gol di Griezmann. Cholito si volta durante l’intervista, scopre dagli schermi che ha vinto anche il Cholo: “Carajo! Vamos!”, esclama mentre vede gli astri allinearsi nella notte perfetta dei Simeone. “Prima della partita ci eravamo sentiti, come sempre. Mi ha detto che se fossi entrato avrei potuto fare bene”. Aveva ragione. Una serata speciale, che fra l’altro porta i due a diventare la sesta coppia di padre e figlio a segnare in Champions. Oggi è stata la prima volta di Giovanni, 25 anni e 361 giorni dopo il primo gol europeo di papà. Bastava un’occasione.