Rivoluzione Wta Finals: sono sparite le stelle del 2021. Che fine hanno fatto?

Delle Finals, il torneo di fine stagione con le migliori tenniste dell’anno, sappiamo già tutto. Sappiamo che le otto partecipanti saranno capitanate dalla prima al mondo Iga Swiatek, che insieme a Maria Sakkari e Aryna Sabalenka sarà l’unica a ripetere la qualificazione per il secondo anno di fila. Oltre a loro le debuttanti Ons Jabeur, Jessica Pegula, Coco Gauff, Daria Kasatkina e una Caroline Garcia che chiude l’annata fra le top 8 per la prima volta dal 2017. Inutile dirlo, sappiamo anche chi non ci sarà, e sono escluse eccellenti. Molte di queste il grande pubblico le conosce molto bene, forse anche meglio di chi invece si è qualificata.
 
Questo perché il 2022 è stato un terremoto per le gerarchie del tennis femminile. C’è un dato che parla da solo: nessuna delle 12 finaliste dei sei tornei più importanti dello scorso anno (Slam, Finals e Olimpiadi) giocherà alle Finals di inizio novembre 2022. Non solo: 10 di queste 12 non finiranno nemmeno l’anno in top 20. Le uniche due rimaste a galla, per così dire, sono Belinda Bencic, oro olimpico a Tokio, e Anett Kontaveit, finalista delle scorse Finals. A proposito, non sono solo l’estone e la campionessa in carica, Garbiñe Muguruza, le partecipanti all’ultima edizione del torneo di fine stagione ad aver mancato la qualificazione: rispetto al 2021 non ci saranno nemmeno Karolina Pliskova, Barbora Krejcikova e Paula Badosa. Vale a dire, in un anno sono affondate cinque delle otto migliori tenniste al mondo. Una rivoluzione. Ma che fine hanno fatto tutte queste stelle sbiadite?
 
BARTY
Esclusa per scelta
 
 
Togliamo subito di mezzo l’elefante nella stanza. L’ex numero uno al mondo non ci sarà, ma perché lo ha deciso lei. Se giocasse ancora, infatti, Ashleigh Barty alle Finals ci sarebbe entrata sicuramente. Questo perché si è ritirata lo scorso marzo, a 25 anni, da prima del ranking, e avendo comunque vinto un WTA 500 e uno Slam nel suo striminzito 2022. Contando solo due mesi di attività, oggi sarebbe comunque nei primi posti del ranking, ma ha chiesto di essere rimossa dalle classifiche. Iga Swiatek non ha tardato un attimo a raccoglierne lo scettro. Lei, nel mentre, è diventata “Capo dell’Ispirazione” in una compagnia di telecomunicazioni australiana e si concede qualche partita a golf. Barty dice di non voler fare più la sportiva professionista, ma scambiare la racchetta con la mazza potrebbe non essere una pessima idea. Avrebbe anche la benedizione di Tiger Woods, che quando l’ha vista giocare si è lanciato in un: “Ma stiamo scherzando? Ha un bellissimo swing!”.
 
HALEP
Lo stop e il doping
 
 
Il ritiro di Barty sarà stato una sorpresa, ma l’anno più assurdo l’ha avuto Simona Halep. A febbraio, esausta nel corpo e nella mente, era convinta di ritirarsi: la due volte campionessa Slam credeva che non sarebbe potuta tornare ai suoi livelli. Ha parlato di “18 mesi molto duri, emotivamente e fisicamente”, poi è arrivata la guida tecnica di Patrick Mouratoglou che le ha riacceso la scintilla, l’ha riportata a vincere titoli e nella top 10, superando insicurezze e attacchi di panico. Dopo il duro americano, però, si è sentita al limite delle sue forze, e ha deciso di cogliere la palla al balzo e sottoporsi a un’operazione al naso che rimandava da tempo. Fino a una manciata di giorni fa avremmo potuto dire che, se avesse continuato, alle Finals sarebbe anche potuta arrivarci. E invece il colpo di scena: la tennista romena è stata trovata positiva alla sostanza dopante Roxadustat ed è stata sospesa in maniera provvisoria. “Inizia il match più duro della mia vita, la lotta per la verità”, ha scritto in un comunicato, in cui ha anche detto di sentirsi “tradita”. E intanto Mouratoglou ha già trovato un altro giocatore da allenare.
 
RADUCANU E FERNANDEZ
Il teenage dream durato un lampo
 
 
Nell’ultimo anno, in Gran Bretagna solo una persona è durata meno sul suo posto di lavoro degli allenatori di Emma Raducanu: la premier dimissionaria Liz Truss. L’adolescente inglese nel 2021 vinse lo Us Open da perfetta sconosciuta, lasciando presagire l’inizio di una carriera da fuoriclasse. Da quel momento, però, ha cambiato sei coach, collezionato infortuni di tutti i tipi, perso più partite di quante ne abbia vinte (17/19) e ha smarrito molte certezze. Se non altro, ha trovato tanti e ricchi sponsor, anche se non ha molto a che vedere con il tennis. Era entrata in top 10 solo lo scorso luglio, ma dopo una sconfitta precoce alla sua seconda apparizione allo Us Open, poche settimane fa, è crollata al numero 76. Si è detta comunque contenta di poter “ricominciare da zero”, dopo un anno massacrante passato a schivare critiche e sopportare carichi di pressione ingestibili per una ragazzina. Il teenage dream americano è durato un lampo anche per Leylah Fernandez, l’altra giovane esaltante che aveva affrontato nella finale del Us Open 2021. Complice la sconfitta, la canadese ha goduto di meno attenzioni da quel momento, ma i risultati sono stati simili: oggi è caduta al 40º gradino del ranking.
 
OSAKA E BADOSA
La lotta con la psiche
 
 
Naomi Osaka è la figura che manca di più. Non solo alle Finals, ma a tutto il tennis di alto livello. L’ultimo squillo — l’unico della stagione — è stata la finale di Miami, persa contro Swiatek, mentre bisogna risalire agli Australian Open 2021 per l’ultimo titolo vinto. Tutta colpa dell’ansia, della pressione e della depressione: ha dovuto prendersi delle pause dalla frenesia del circuito, i risultati a cui aveva abituato sono inevitabilmente spariti. Ma il grande merito degli ultimi due anni di Naomi Osaka è stato quello di far partire una discussione, prendere il tema della salute mentale e portarlo nelle case delle persone, sfidando l’idea diffusa del “se non ce la fai è perché sei un debole”. Anche la spagnola Paula Badosa è una che ha deciso di raccontare le sue fragilità. È passata per il secondo posto del ranking quest’anno, ma solo per due settimane, e ha continuato a soffrire “i tanti processi” a cui si è esposti e la vita “molto, molto esigente del tour”. L’inizio della stagione, con la vittoria a Sidney, sapeva di consacrazione, ma è lì che Paula si è fermata, e con lei le speranze di tornare alle Finals per il secondo anno consecutivo. Emblematico un tweet di settembre: “Non vinco nemmeno ai giochi da tavolo”.
 
 
KONTAVEIT, KREJCIKOVA E MUGURUZA
Le stelle che hanno smesso di brillare
 
 
Come ogni anno nel tennis femminile, il turnover lassù in classifica è ricco. In certi casi anche solo per la vecchia legge del “è più difficile confermarsi che vincere”. Anett Kontaveit è stata numero due al mondo in un anno iniziato dopo la finale persa nelle ultime Finals. Eppure la sua stagione è stata piena di momenti complessi e avara di vittorie. Solo San Pietroburgo ha arricchito la vetrina di casa. Anche perché, proprio nella sua Tallinn, è stata sconfitta in finale da un’altra delle star mancate del 2022, Barbora Krecjikova. Che annata strana, quella della campionessa del Roland Garros 2021. Ha completato il Grande Slam di doppio per la carriera, ma nel singolare ha deluso per tutto l’anno. O quasi. Perché a ottobre, “senza neanche sapere come” (parole sue), si è di botto riacceso l’interruttore e ha infilato i trofei di Tallin e Ostrava (dove ha giocato con Swiatek la miglior finale dell’anno sul circuito). Troppo tardi per entrare fra le migliori otto. Non ha avuto nemmeno una reazione Garbiñe Muguruza, campionessa in carica che guarderà le Finals dal divano e da numero 57 Wta (aveva finito il 2021 da numero 3). Quest’anno nessun titolo e cattive sensazioni in campo, tant’è che è addirittura arrivata a chiedere scusa ai tifosi per le brutte prestazioni.
 
ONS E IGA
La speranza sono loro
 
 
Chi si noterà di più, alla festa? Le invitate o chi non si è presentato? Le speranze del tennis femminile, intanto, sono depositate nelle prime due qualificate per Fort Worth, Iga Swiatek e Ons Jabeur. Per entrambe è stato un anno esaltante. Iga ha semplicemente dominato il tennis: i due Slam vinti la rendono l’unica campionessa major delle Finals, perché Rybakina non ha avuto punti per la vittoria di Wimbledon e Barty sta pensando a tutt’altro. Ma anche Ons ha raggiunto due finali Slam. Non succedeva dal 2006 che due donne si spingessero così avanti negli Slam nella stessa stagione, senza fare Williams di cognome. Dopo anni di vuoto e ricambio, insomma, si spera di aver trovato la rivalità duratura di cui il circuito avrebbe bisogno. Ma piano con gli entusiasmi: prima ci sarà da superare la maledizione del secondo anno.

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