Dalla profezia di Murray alle WTA Finals: così è rinata Caroline Garcia

“Caroline, ti sto odiando in questo momento”, è la prima cosa che ha detto Aryna Sabalenka quando ha preso il microfono in mano. Una risata nervosa e la testa che si volta verso Caroline Garcia, che l’aveva appena battuta nel match decisivo delle Wta Finals di ieri notte. Scherzava, certo, ma quante altre l’avrebbero pensato in quel momento. Quante, in effetti, ci avranno pensato in questa seconda parte di stagione, in cui la tennista francese ha spazzato via dal campo avversarie come se fosse una questione di vita o di morte. “Chi è questa? Da dove arriva per stracciarmi con tanta violenza?”.
 
La domanda più giusta sulla nuova campionessa della Master di fine anno, però, è “da dove torna?”, perché al picco del tennis femminile c’era già arrivata. Le Finals, infatti, le aveva giocate nel 2017. Ma, ad anni di distanza, quello sembrava essere il suo canto del cigno, il piccolo momento di gloria prima di sparire. Ed era, in effetti, sparita, risucchiata nel gruppo di tenniste delle quali il mondo non avrebbe più sentito parlare, se non per quella settimana di forma all’anno che il destino concede alle incompiute del circuito. Ma poi è arrivato il 2022 e Caroline Garcia è diventata la prima delle umane, dietro l’intoccabile Iga Swiatek. Ingiocabile se beccata nel giorno giusto, abbastanza sicura di sé da renderti la vita impossibile anche nel giorno sbagliato.
 
LA PROFEZIA DI MURRAY—   La storia di Caroline Garcia comincia ben prima di quel 2017. Sei anni prima, per essere precisi. A Parigi, spaparanzato sul divano nelle ore di riposo fra un match e l’altro c’è Andy Murray che, Blackberry in una mano e telecomando nell’altra fa zapping fra i match che si stanno giocando in quel momento a Roland Garros. Si ferma. Viene colpito da una ragazzina lunghissima, esile, con una spessa fascia nera a coprirle la fronte dai capelli, i piedi veloci e i movimenti incerti da adolescente nel mondo dei grandi. Quando la vede strappare un set alla pluricampionessa Slam Sharapova non si tiene. Afferra con due mani il Blackberry e, pigiando con forza i piccoli tasti neri twitta: “Quella ragazzina che sta giocando contro Sharapova diventerà la numero uno al mondo. Caroline Garcia, che giocatrice”. E tanto sicuro della sua profezia, in uno slancio di spacconeria aggiunge: “L’avete letto qui per la prima volta”. La sua avversaria, alla fine, l’avrebbe rimontata, ma il mondo ormai aveva messo gli occhi su Caro.
 
LA SFIDA—   Nel 2011, Garcia era la numero 161 del ranking Wta, ma godeva di una grande fama da junior, essendo stata la quinta al mondo del circuito giovanile. Quel set con Sharapova che doveva essere l’inizio di una carriera gloriosa, però, si trasformò in un precedente pericoloso. O “una sfida”, come l’ha definito lei di recente. “Dopo quella partita ho sentito arrivare tantissima pressione, in maniera del tutto inaspettata. È stata dura, le persone si aspettavano tanto da me, ma non ero pronta per nulla del genere”. Se solo Murray avesse tenuto il suo BlackBerry in tasca. Undici anni dopo, il suo pronostico non si è ancora avverato. A 28 anni e dopo stagioni di alti e bassi, grazie ai punti delle Finals Garcia è appena diventata la numero quattro al mondo, ripetendo il suo best ranking, raggiunto nel 2018, che tutti pensavano sarebbe rimasto ricordo piacevole di una carriera sotto le aspettative.
 
LA STAGIONE—   Invece la classifica di oggi riflette la realtà di una tennista che, negli ultimi mesi, ha giocato meglio di quasi tutte sul circuito. In questo 2022 sembra aver toccato finalmente i tasti giusti. Tutto è partito, di nuovo, dal Roland Garros, dove ha vinto il torneo di doppio insieme a Kiki Mladenovic — bissando il successo del 2016. Lì si è accesa la scintilla. Il fuoco è divampato a giugno, sui prati di Bad Homburg, dove ha vinto il primo titolo di singolare di una stagione che oggi chiude a quota quattro. Lì il suo tennis ha iniziato un’evoluzione vertiginosa e Garcia è passata dall’essere una giocatrice di momenti a diventare un rullo compressore. Dovunque, perché i suoi quattro titoli sono arrivati, nell’ordine: su erba, terra, cemento outdoor e cemento indoor. “Se avessero fatto un torneo in piscina avresti vinto pure quello”, ha scherzato con lei un giornalista.
 
NUOVO TENNIS—   Non era nel suo box a Fort Worth perché hanno deciso di separarsi, ma molto del merito è dell’ex coach Bertrand Perret, che nell’ultimo anno ha sostituito papà Louis Paul, allenatore di una vita. Perret l’ha resa una tennista nuova senza stravolgere il suo gioco, ma semplificandolo. La francese, da sempre aggressiva ma incerta, ha risolto il suo continuo dilemma fra prudenza e rischio. “Adesso il mio percorso è molto più chiaro, come mai in passato”. Vale a dire, Garcia ha imparato ad asfissiare le avversarie con un tennis rischioso, che viaggia sulla linea sottile fra l’aggressività e l’incoscienza. Le risposte con i piedi ben dentro al campo sono ormai un marchio di fabbrica. La pesantezza del suo dritto è diventata un’arma durissima da disinnescare, e sa come complementare le pallate dalla linea di fondo con discese a rete intelligenti e raffinate, ereditate dalla buona carriera da doppista. E poi il servizio, che quando entra non perdona — nessuna quest’anno ha fatto più ace di lei — 394, ben 11 nella finale con Sabalenka. “So che questa è la direzione che devo prendere perché è il tennis che funziona per me. Non importa chi ho davanti, né la pressione”.
 
IN VOLO VERSO IL 2023—   E così l’album del 2022 è una collezione fotografica di salti in alto. In cui è tornato in tendenza il suo hashtag, #FlyWithCaro: la sua firma in ogni post e il suo modo di celebrare ogni vittoria — esibendosi, appunto, in un balzo con le braccia aperte in cui sembra prendere il volo. Il prossimo obiettivo della francese volante sarà prendersi anche il 2023 e, magari, far avverare la profezia di Murray. O, detta in un altro modo, farsi odiare da sempre più avversarie.

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